La miopia è la cosiddetta "vista corta" cioè non riuscire a distinguere le immagini distanti ed essere costretti a strizzare gli occhi o ad avvicinarsi a ciò che si vuole vedere.
La miopia piu’ comune è quella della crescita, dovuta ad un allungamento progressivo del bulbo oculare. Essa è detta anche “miopia scolare” e in genere si arresta attorno ai 18-20 anni. In rari casi, ci possono essere dei piccoli assestamenti del valore miopico tra i 20-25 anni. La miopia puo’ talvolta iniziare a questa età ed è definita “miopia universitaria”. Quest’ultima non raggiunge mai valori rilevanti.
In rari casi la miopia può progredire tutta la vita (“miopia evolutiva o patologica”) arrivando a creare una eccessiva disarmonia tra la curvatura della cornea e la lunghezza del bulbo oculare, e fenomeni patologici della retina (maculopatia, sindrome di Fuchs, emorragie, etc…). La miopia può essere anche transitoria (dovuta ad alcuni farmaci, a squilibri ormonali, al diabete) o dovuta a condizioni particolari (es. l’indice di refrazione del cristallino che viene modificato in presenza d una cataratta nucleare).
In base all'entità della miopia, viene classificata in:
L’ipermetropia è il difetto visivo esattamente opposto alla miopia.
L’occhio ipermetrope è anatomicamente più corto o presenta una cornea più piatta del normale. I raggi paralleli provenienti dall’infinito (immagine da lontano) vengono a convergere oltre la retina e la visione delle immagini vicine risulta ancora più annebbiata. L’ipermetropia è un difetto che, se lieve, l’occhio riesce ad aggiustare automaticamente con l’accomodazione (autofocus del cristallino). L’ipermetropia può essere oltre che congenita, anche acquisita per alcune patologie oculari (esempio cataratta corticale, edema maculare, asportazione del cristallino…).
L’astigmatismo è un difetto di refrazione dovuto ad una asimmetria degli elementi oculari rispetto all’asse ottico, più comunemente alla differenza di curvatura della cornea nei suoi 2 meridiani. E’ come se essa si raffigurasse con una ellisse anziché una sfera (pallone da rugby, anziché pallone da calcio).
La confusione della visione è dovuta al fatto che l’immagine arriva alla retina su due punti diversi causando deformazione (accorciamento o allungamento) dell’oggetto. E’ per lo più congenito.
Può, come l’ipermetropia e in minor misura la miopia, causare la cosiddetta “sindrome dell’occhio pigro“ se non corretto dalla nascita (ambliopia da non uso). Spesso è accompagnato da miopia o ipermetropia.
L’astigmatismo può essere:
La terapia è come quella della miopia e dell’ipermetropia. Consiste cioè nella correzione ottica con occhiali o lenti a contatto (in questo caso morbide toriche o semirigide).
Qualora queste non siano sopportate, per motivi di secchezza oculare, motivi professionali, pratici o psicologici, l’unica soluzione è l’intervento chirurgico di chirurgia refrattiva (laser ad eccimeri: PRK – ILASIK)
In caso di astigmatismi elevati o di non idoneità al laser, è possibile sottoporsi all' impianto di LENTI INTRAOCULARI TORICHE, con o senza rimozione del cristallino, a seconda del caso specifico..
E' un processo fisiologico legato all'età, in ci diminuisce gradualmente la capacità di messa a fuoco, in particolar modo per vicino. Ciò è dvuto alla progressiva riduzione della capacità accomodativa ovvero della capacità del cristallino, attraverso dei piccolissimi movimenti, di cambiare la messa a fuoco a seconda della distanza degli oggetti.
La presbiopia insorge generalmente intorno ai 40-45 anni, con una difficoltà nella messa a fuoco durante la lettura.
E' quel difetto visivo che spesso ci costringe a dover allontanare ciò che si sta cercando di leggere.
Premesso che la non correzione della presbiopia non provoca alcun danno a livello oculare se non il disagio di non avere una perfetta visione, la correzione della presbiopia può avvenire con varie metodiche: dai semplici occhiali (monofocali, bifocali, multifocali, “office” etc.), ai vari tipi di lenti a contatto, fino alla chirurgia.
Oggi in chi è prossimo all'intervento per estrazione della cataratta si possono impiantare anche alcuni particolari tipi di lenti intraoculari come le LENTI PREMIUM multifocali o diffrattive che permettono, come il cristallino naturale, sia la messa a fuoco per lontano che per vicino. Il loro utilizzo permette la correzione contemporanea (oltre alla presbiopia) anche degli eventuali difetti visivi concomitanti come la miopia l'ipermetropia e l'astigmatismo.
Per cataratta si intende un opacizzazione del cristallino, la lente indispensabile per mettere a fuoco le immagini sulla retina situata dietro all'iride, tale perdita di trasparenza impedisce alla luce di raggiungere normalmente la retina, determinando un progressivo annebbiamento della vista.
La sintomatologia, che non è mai dolorosa, comprende calo della vista generale, leggera fotofobia (fastidio alla luce), ridotta percezione della luminosità, senso di annebbiamento, sensazione di vedere ingiallito, visione doppia, cambiamento della gradazione degli occhiali. La cataratta frequentemente si presenta con una miopia in età senile che permette un paradossale miglioramento della visione per vicino, tale che permette al paziente di leggere senza occhiali.
Essa è generalmente legata all’età ed evolve più o meno lentamente a partire dai 50 anni, ma una sua insorgenza precoce, può essere influenzata da vari fattori come prolungato uso di cortisone, patologie intraoculari, diabete, traumi, ecc.
Il cheratocono è una malattia della cornea che conduce ad una deformazione conica, non infiammatoria, con assottigliamento della porzione centrale o periferica della cornea. Questa malattia è in genere bilaterale anche se spesso di diversa entità nei due occhi. Si manifesta solitamente nel periodo dell’adolescenza, per poi progredire in varia entità fino a stabilizzarsi nell’età adulta. La causa è apparentemente sconosciuta, in una percentuale di casi tuttavia si riscontra una familiarità per questa patologia.
Come accorgersi
Ogni qualvolta ci si trovi di fronte ad un astigmatismo che varia continuamente nel tempo è obbligatorio pensare alla possibilità di un cheratocono. La diagnosi viene effettuata soprattutto con la cheratometria, la topografia, l'oftalmoscopia, l’aberrometria, la pachimetria e la microscopia confocale.
L’importanza della diagnosi precoce nel cheratocono è fondamentale
Il glaucoma è una patologia del nervo ottico ad eziologia multifattoriale caratterizzata da una progressiva e irreversibile perdita del campo visivo che, se non trattata, può portare fino alla cecità.
La cecità legata al glaucoma si può quasi sempre prevenire purchè la malattia sia diagnosticata e trattata tempestivamente.
Fatta eccezione per il glaucoma acuto da chiusura d’angolo e per alcune forme secondarie, la maggior parte dei glaucomi ha un andamento cronico e molto subdolo caratterizzato per lungo tempo dalla assoluta mancanza di disturbi soggettivi (senza sintomi).
Visione normale
Glaucoma iniziale
Glaucoma terminale
Il fattore rischio principale è l’aumento della pressione intraoculare, ovvero della quantità di liquido presente all’interno dell’occhio (umore acqueo). A questo si associano la familiarità, l’età avanzata, la razza nera, l’ipotensione sistemica (diastolica), fenomeni vasospastici ed altre patologie vascolari. E’ consigliabile quindi effettuare esami di screening per glaucoma dopo i 40 anni o prima in caso di presenza dei fattori di rischio sopraelencati.
Esistono vari tipi di glaucoma, cronico semplice, acuto, congenito, secondario, ecc., ed ognuno è trattabile in maniera differente a seconda del singolo caso. Non sono rari, tuttavia, anche i casi del cosiddetto “glaucoma a pressione intraoculare normale”, dati da uno spessore corneale ridotto (misurabile con la Pachimetria) da fluttuazioni nella Curva tonometrica nelle 24 ore, o da una riduzione della pressione arteriosa.
La struttura dell’occhio colpita dal glaucoma è il nervo ottico il cui danno funzionale è valutabile, oltre che con l’esame obiettivo della papilla del nervo ottico, anche con l'ausilio di numerosi esami semeiologici, primo tra tutti e gold standard il campo visivo, fondamentale nella diagnosi e nel follow-up.
In caso di assenza di deficit del campo visivo, ma in presenza di fattori di rischio, sarà necessario eseguire esami più approfonditi per effetuare una diagnosi precoce.
L’analisi dello strato delle fibre nervose attorno al nervo ottico, infatti, riveste importanza fondamentale per la diagnosi precoce in quanto ci consente di monitorizzare il danno glaucomatoso prima ancora che esso sia presente sul campo visivo, dove invece compare solo quando il deficit delle fibre nervose è superiore al 40%. Tale valutazione è oggi molto semplice ed effettuabile mediante strumenti di altissima tecnologia strumentale che sono principalmente il GDX, l'OCT rfnl.
Altri esami di approfondimento per inquadrare un paziente glaucomatoso nella sua interezza comprendono: la gonioscopia, la pachimetria corneale, il PERG e il GLAID.
ATTRAVERSO QUESTI ESAMI L’OCULISTA E’ IN GRADO DI FARE DIAGNOSI DI GLAUCOMA E DI SEGUIRE NEL TEMPO L'EVOLUZIONE DELLA PATOLOGIA.
QUANDO VIENE FATTA UNA DIAGNOSI PRECOCE LA PRESSIONE OCULARE PUO’ ESSERE POSTA SOTTO CONTROLLO ED I DANNI CONSEGUENTI AL GLAUCOMA POSSONO ESSERE PREVENUTI.
Al fine di effettuare una diagnosi il più precoce possibile, è necessario sottoporre a visita oculistica completa gli individui con maggior rischio che sono:
Trabeculectomia
Impianto di valvola ipotonizzante
Canaloplastica
La degenerazione maculare senile è una malattia legata all'invecchiamento che colpisce la macula, ossia la porzione più centrale della retina sede della visione distinta. È la principale causa di perdita grave della visione centrale dopo i 55 anni.
Si differenzia in una forma non essudativa o "secca" e in una forma essudativa o "umida".
La retinopatia diabetica è la più importante complicanza oculare del diabete mellito e costituisce nei paesi industrializzati, la principale causa di cecità legale tra i soggetti in età lavorativa. I sintomi ad essa correlati spesso compaiono tardivamente, quando le lesioni sono già avanzate, e ciò sovente limita l’efficacia del trattamento.
La retinopatia diabetica è una alterazione patologica della circolazione capillare retinica associata al diabete. La retinopatia diabetica può essere classificata in:
Il distacco della retina è una delle più serie emergenze che riguardano l'occhio e la vista. Si verifica quando la neuroretina (costituita dai fotorecettori e tutte le cellule nervose che permettono la trasmissione del segnale visivo), si solleva dall'epitelio pigmentato (strato più interno) interrompendo quindi il passaggio di sostanze nutritive e ossigeno dalla sottostante coroide. Ciò comporta il progressivo deterioramento visivo e la mancata trasmissione delle immagini al cervello.
Le cause principali che possono essere alla base di un distacco di retina sono:
Il foro maculare è la formazione di un foro nella macula cioè nel centro della retina al di sotto della fovea.
La sintomatologia di questa patologia non è diversa da quella di altre affezioni coinvolgenti la parte centrale della retina: calo della visione centrale, visione distorta (metamorfopsie) e nei casi più avanzati la comparsa di uno scotoma centrale (macchia cieca) proprio al centro del campo visivo.
Di causa sconosciuta (idiopatico) nella maggior parte dei casi, i fori maculari in una minor percentuale possono essere conseguenti ad una rottura della retina dovuta ad un distacco posteriore di vitreo (DVP).
La diagnosi può essere fatta esclusivamente dall'oculista dopo aver eseguito un attento esame del fondo oculare e l' OCT, un evoluto sistema in grado di confermare e stabilire la gravità dello stesso (stadio I, II, III, IV).
La terapia nel foro maculare è chirurgica e consiste nella vitrectomia con rimozione della membrana limitante interna e l'uso di una sostanza tamponante come aria gas o olio di silicone che aiuteranno la chiusura del foro.
L'urgenza di un intervento chirurgico dipende dallo stadio del danno oculare. Generalmente si tengono in osservazione i fori allo stadio I e si operano quelli di stadio superiore II III IV a seconda delle circostanze.
L’occhio secco è un disturbo dovuto a scarsa (ipolacrimia) o alterata produzione di lacrime (dislacrimia): tutto ciò causa un maggior traumatismo dovuto al continuo movimento delle palpebre sulla superficie oculare ad ogni ammiccamento ed una insufficiente detersione della stessa da corpi estranei o germi.
Inoltre, vengono a mancare anticorpi e lisozima, componenti delle lacrime ad alto potere battericida:
il rischio di contrarre infezioni, anche da germi comunemente innocui, è quindi assai elevato.
I sintomi più comuni dovuti alla sindrome da occhio secco sono bruciore, sensazione di corpo estraneo nell’occhio, fotofobia, difficoltà nell’apertura della palpebra al risveglio e, nei casi più gravi, dolore e annebbiamento visivo. Tutti questi disturbi aumentano in ambienti secchi, ventosi o dove sono in funzione impianti di riscaldamento o di condizionamento.
Talvolta, i pazienti affetti da ipolacrimia lacrimano copiosamente:
il liquido lacrimale è però molto acquoso, contiene poche componenti mucose ed evapora velocemente lasciando la cornea esposta all’azione di agenti esterni.
Generalmente vengono distinte due forme di Sindrome da occhio secco:
Centro Oculistico Dott. Stefano Benedetti, Specialista in chirurgia Oftalmica.
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